L’intensa pratica sportiva aumenta il rischio di sviluppo di artrosi?
Nella vita moderna, spesso stressante ma sedentaria, si associa giustamente il benessere fisico a una pratica sportiva, qualunque essa sia a seconda delle diverse attitudini e preferenze.
Parafrasando il Festival di Sanremo appena celebrato potremmo canticchiare: “tutti amano lo Sport”..
Non per questo siamo tutti atleti ad alto livello.
Ciò che distingue in tutto il mondo e in tutte le discipline lo sportivo amatoriale dall’atleta di alto livello è il tempo e l’intensità dedicati all’allenamento ed alla competizione, individuale o all’interno di una squadra, a livello nazionale, internazionale o professionale.
Qui oggi ci occupiamo degli atleti la cui vita ruota attorno alla loro disciplina sportiva e che durante la loro carriera sono esposti ad elevatissimi sforzi metabolici (aerobici o anaerobici) ed a straordinarie prestazioni fisiche (corsa, salti, dribbling, lanci o scontri contro avversari).
Immaginate una partita di rugby contro gli All Blacks, il leggendario duello Federer/Nadal o semplicemente una qualsiasi domenica del calcio: fiato, allenamento e concentrazione mentale, abilità tecniche e capacità strategiche sono gli ingredienti indispensabili per affrontare una qualsiasi di queste prove ma, purtroppo, non sufficienti a scongiurare possibili infortuni del sistema muscoloscheletrico. Infortuni il cui rischio ed incidenza inevitabilmente aumentano in presenza di un tempo di recupero fisico spesso insufficiente, dettato dalle scadenze del calendario agonistico piu’ che dalle esigenze fisiche dell’atleta.
Un atleta del genere, nel corso della sua carriera può incorrere in infortuni che, a volte, richiedono interventi chirurgici e prolungati periodi riabilitativi generando a lungo termine, come possibile e frequente patologia, l’artrosi.
L’artrosi consiste in cambiamenti patologici irreversibili della cartilagine e del resto delle strutture articolari con conseguenti dolore, rigidità, ridotta funzionalità, deformità e gonfiore.
Fortunatamente non tutti gli sport presentano la stessa probabilità di incidenti ma, in quelli ad “alto rischio” le articolazioni più frequentemente colpite risultano essere polsi, spalle, ginocchia, anchee caviglie.
Già vecchi studi avevano mostrato una stretta correlazione tra artrosi e pratica di sport ad alto livello tuttavia, con l’evoluzione delle discipline sportive, l’aumento della durata e dell’intensità degli allenamenti ed il livello e la frequenza delle competizioni, quei dati sono stati aggiornati diventando assai piu’ eloquenti.
Risultati
In base alla letteratura medica recente il rischio di artrosi tra gli atleti di alto livello sembra essere sensibilmente aumentato soprattutto per le articolazioni degli arti inferiori. In particolare:
dal 12% al 60% per l’anca (2-27% l’incidenza nella popolazione generale),
dal 16% al 95% per il ginocchio – soprattutto nei calciatori (10-20% nella popolazione generale)
dal 2,5% al 33% per la caviglia e per la spalla (il doppio rispetto a quella stimata nella popolazione generale).
La buona notizia è che il rischio di incorrere in un’artrosi articolare sembra aumentare a fronte di un maggior numero di infortuni e della loro gravità. Quindi, se durante la carriera, non si sono subiti grossi e numerosi incidenti, il rischio di artrosi non dovrebbe essere aumentato rispetto al resto della popolazione.
Tra le patologie che possono interessare gli sportivi l’artrosi non è sicuramente tra le prime a minacciare la fine di una carriera di un atleta, tuttavia a medio-lungo termine, le conseguenze di vecchi infortuni potrebbero manifestarsi limitando anche le attività di tutti i giorni. La diagnosi ed il trattamento precoce sono le armi principali per limitare i danni. In caso di dolore, rigidità, ridotta funzionalità, deformità o gonfiore non aspettate troppo…venite a trovarmi.
Fonte:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25037899
Gouttebarge V, Inklaar H, Backx F, Kerkhoffs G. Prevalence of osteoarthritis in former elite athletes: a systematic overview of the recent literature. Rheumatol Int. 2015 Mar;35(3):405-18. doi: 10.1007/s00296-014-3093-0. Epub 2014 Jul 19.