Tendinite calcifica
Consiste nella presenza di calcificazioni in uno dei tendini della spalla. In caso di tendinopatia calcifica il deposito di calcio si trova all’interno del tendine ed è dovuto alla produzione di calcio dalle cellule tendinee stesse (metaplasia calcifica). Un’altra causa può essere la degenerazione del tendine dovuto all’invecchiamento ed all’usura con successiva calcificazione (calcificazione degenerativa), in questo caso i deposito di calcio si trova all’inserzione del tendine sull’omero (trochite). Il riscontro occasionale di calcificazioni di spalla è molto frequente, tuttavia non sempre sono queste la causa del dolore, per cui molte volte sono asintomatiche. Colpisce soprattutto le donne giovani (40-50 anni) nel caso di metaplasia calcifica, le donne tra i 60 e i 70 anni sono invece più colpite dalla forma degenerativa.
Il sintomo più frequente è il dolore alla parte anteriore o laterale della spalla, presente soprattutto durante le attività con le mani sopra la testa. È simile al dolore causato da una lesione alla cuffia dei rotatori.
La tendinopatia calcifica ha un suo ciclo evolutivo di formazione, calcificazione e riassorbimento. Quest’ultima è la più dolorosa.
Diagnosi
La diagnosi si basa sulla raccolta dei sintomi, della storia clinica e sulla visita specialistica. L’esame di imaging più utile è la radiografia in proiezione anteo-posteriore con il braccio intratotato ed extrarotato. In alcuni casi può essere necessaria una risonanza magnetica o una TAC per stabilire con precisione la localizzazione della calcificazione.
Trattamento
La tendinopatia calcifica ha un ciclo evolutivo per cui tende ad autorisolversi nella maggior parte dei casi. Per questo motivo almeno inizialmente si sceglie una terapia non chirurgica che mira al trattamento dei dolori con farmaci antiinfiammatori (FANS e/o cortisone). Le piccole calcificazioni possono essere trattate con uno strumento ad onde d’urto simile a quello per i calcoli renali. Il trattamento con onde d’urto è spesso doloroso e può causare ematomi e rarefazione ossea del trochite.
In caso di calcificazioni un po’ piu’ grandi e non frammentate e’ possibile eseguire un lavaggio ecoguidato, o litoclasia, che permette di aspirare la formazione calcifica sotto guida ecografica. La procedura dura circa mezz’ora e si fa in anestesia locale. I risultati se le indicazioni sono corrette sono motlo buoni. In caso di fallimento o in acso di calcificazioni molto grosse può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere la calcificazione dal tendine. In passato l’intervento veniva eseguito con tecniche chirurgiche open o mini-open, al giorno d’oggi nei centri specializzati in chirurgica della spalla si preferisce l’intervento in artroscopia che permette di ridurre dolore, sanguinamento, gonfiore post-operatorio e velocizzare il recupero, minimizzando le incisioni cutanee ed evitando la dissezione dei tessuti molli. Durante l’artroscopia, il chirurgo guardando attraverso una piccola telecamera rimuove le calcificazioni utilizzando strumenti chirurgici inseribili attraverso piccole incisioni (tagli) di circa 1 cm.
L’Anestesia
Prima dell’intervento, in base alle condizioni generali ed alle caratteristiche del paziente, si concorderà l’anestesia in presenza dell’anestesista.
Quando possibile, questi interventi vengono eseguiti con una anestesia loco-regionale (blocco interscalenico del plesso ascellare) per evitare il dolore nelle prime ore dopo l’intervento in aggiunta ad una anestesia generale per evitare il dolore durante l’operazione.
Riabilitazione
L’intervento può essere eseguito sia in regime di day-hospital che con il ricovero di una notte, con il Sistema Sanitario Nazionale o privatamente.
La riabilitazione ha un ruolo fondamentale nella guarigione e nel consentirvi di tornare alle vostre attività quotidiane. Per evitare il fallimento dell’operazione dovrà essere fatta con dedizione e normalmente sono necessari almeno 6 mesi di riabilitazione dopo l’intervento chirurgico.
Nel post operatorio sono previste visite mediche specialistiche di controllo per assicurarsi che il decorso sia regolare e per autorizzare la fase successiva di riabilitazione.
I punti di sutura andranno rimossi (se non riassorbibili) a circa 10 giorni dall’operazione. Per evitare movimenti pericolosi della spalla il braccio dovrà essere posizionato per le prime 4-6 settimane in un tutore particolare (a 15° di abduzione). Durante questo periodo sono permessi solo movimenti specifici per evitare le rigidità articolari che saranno illustrati al momento della dimissione. Dopo di che inizierà un programma riabilitativo vero e proprio finalizzato al recupero dell’articolarità passiva e, solo successivamente, anche attiva.
Un recupero completo richiederà diversi mesi. Molti pazienti raggiungono un buon risultato a 5-6 mesi dopo l’intervento chirurgico. Anche se si tratta di un processo lento, il vostro impegno per la riabilitazione è la chiave per un esito positivo.