Sport e patologie della spalla

In qualità di ex atleta agonista non posso non avere un occhio di riguardo per i miei pazienti sportivi.

Avendo seguito da vicino dal punto di vista medico varie squadre tra cui Union Rugby Milano, le nazionali di Snowboard e Freestyle della Federazione Italiana Sport Invernali e l’Accademia Zonale di Milano della Federazione Italiana Rugby ho imparato che l’atleta non è un paziente come gli altri. Il paziente sportivo di alto livello ha infatti delle richieste funzionali che sono di molto al di sopra della media della popolazione generale, per cui un problema che può essere marginale per una persona comune, può essere vissuto come gravissimo per un atleta, in quanto in grado di ridurre le prestazioni agonistiche, soprattutto ad alto livello, dove sono spesso i piccoli dettagli a fare la differenza. Inoltre l’aspetto psicologico della patologia può essere più marcato in questi pazienti “speciali”, in quanto un infortunio può compromettere una carriera, le relazioni con i compagni di squadra o con il resto dello staff e preoccupare i fan ed i sostenitori, tra cui familiari e amici intimi.

Molte volte fortunatamente la terapia necessaria è semplicemente il riposo, per far sì che il proprio organismo recuperi e curi autonomamente le lesioni; diventa quindi la riduzione dei tempi di recupero la vera sfida terapeutica. Per ottenere ottimi risultati da questo punto di vista è fondamentale una stretta collaborazione con il fisioterapista e lo staff tecnico, con l’obiettivo di intervenire in maniera mirata sul problema attuale, capire velocemente quando è possibile passare alla fase riabilitativa successiva ed approfittare dell’eventuale periodo di pausa per migliorare capacità tecniche o fisiche senza mettere in pericolo il recupero della patologia o infortunio attuale.

Nel paziente sportivo, per quanto riguarda la patologia della spalla, gli infortuni più frequentemente interessano gli sport da contatto (rugby, pugilato, arti marziali) e determinano una problematica di instabilità, con o senza lussazione vera e propria dell’articolazione. A seconda del caso la proposta terapeutica potrà spaziare dalla sola fisioterapia, all’intervento in artroscopia, all’intervento in chirurgia aperta (Latarjet), questo a secondo dell’età, dal numero di lussazioni, dal tipo e dal livello di sport praticato, dall’eventuale danno osseo e dalla presenza o meno di lassità generalizzata. A rischio di sviluppare instabilità sono anche coloro che praticano sport con elevato rischio di trauma o caduta su braccio teso, (come sci alpino, snowboard, motocross, ciclismo, …), categoria anche a rischio di rottura traumatica della cuffia dei rotatori, lussazioni dell’articolazione acromio-claveare , fratture di clavicola o di omero. In caso di lesione della cuffia dei rotatori, frattura scomposta o di lussazione acromio-claveare di alto grado l’intervento chirurgico è, purtroppo, molto spesso necessario.

Un’altra categoria di sportivi molto a rischio di sviluppare infortuni della spalla è quella degli “over head athletes”, ossia degli sportivi che utilizzano molto il braccio al di sopra e dietro alla testa, come i lanciatori, i giocatori di tennis, pallavolo, basket, baseball ecc.. In questi casi lo spettro di patologia è più ampio può interessare la patologia del capo lungo del bicipite (SLAP), le lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori, le lesioni del cercine glenoideo (Bankart) o della capsula articolare. Anche in questi casi a seconda del tipo di lesione e di paziente si potranno fare scelte terapeutiche personalizzate che spaziano dal riposo, alle terapie strumentali come la TecarTerapia, alla fisioterapia vera e propria fino alla chirurgia.

L’artrosi è una patologia che più frequentemente interessa il paziente anziano, ma che può interessare anche il giovane o il paziente sportivo di mezza età soprattutto se insorge in seguito a frattura (artrosi post-traumatica) o sovraccarico sportivo o lavorativo. Oltre alle altre opzioni terapeutiche in questo caso si aggiunge quella protesi articolare, finalizzata a sostituire con materiali artificiali le parti irreversibilmente danneggiate dell’articolazione.

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sport - Vincenzo Guarrella